I Temi

Le Pagine

giovedì 27 febbraio 2014

La stanza delle nuvole

Eccoci nella stanza delle nuvole. 
Avrei preferito essere uno scalpellino o un disegnatore dalla mano precisa e visionaria. Mi sarebbe piaciuto dare una forma compiuta alle cose che emergevano dalle nebbie della mia immaginazione, invece mi sono ritrovato ad abbozzare idee, a schizzarle su un foglio bianco, cancellarle, riscriverle e buttarle. Mille volte. Ma da dove parte questo viaggio? 
La prima stanza di cui ho ricordo non aveva finestre. Non che non le avesse, ma io non le ricordo. Ma è stato molto tempo fa. Poi c'è stato un corridoio, un ingresso, un  letto ribaltabile, infine una stanza mia. Un mondo completamente mio chiuso in 6 metri quadrati. Pareti azzurro cielo e soffitto grigio perla che era il mio cielo nuvoloso, quello che mi ricordava la pioggia primaverile e la precarietà del cielo sereno. In quella stanza avevo una finestra che si affacciava su una strada lunga e trafficata che sfumava ai miei occhi sulla linea dell'orizzonte, tra case, alberi e pali della luce. In quella stanza sono entrato poco dopo aver compiuto dieci anni ed è stata mia per diciannove anni. Su quel letto ho trascorso ore infinite a scrivere e pensare, ad immaginare la vita che sarebbe stata e a sognare le cose che avrei cercato di realizzare nel corso del mio tempo, che da quel microcosmo ovattato appariva illimitato.
In quella stanza ho cominciato a scrivere per scelta e non più per compito. Musica, canzoni, poesie, microstorie e cronaca, tanta cronaca personale in mille pagine di diario che non ho mai più riletto se non per brevi tratti. Piccoli mondi chiusi di cui ero gelosissimo e che non amavo condividere con nessuno. Il mondo mi spaventava. Tra il brutto anatroccolo ed il poeta maledetto c'ero io, incompreso persino da me stesso, avendo nella mente già il caos che avrebbe caratterizzato il resto della mia esistenza. 
Le mie prime pagine sono nate lì, tra la musica che accompagnava ogni mio istante, le lettere d'amore mai spedite e quelle arrivate a destinazione, i cento libri nei quali cercavo una rappresentazione di me stesso in cui identificarmi, in cui crescere. Le mille nuvole che mi hanno trasportato in cielo.
Nella stanza delle nuvole ci sono storie cominciate e mai finite. Su ciascuna pagina c'è un inizio, una partenza, lo svilupparsi di una storia. Ma le pagine sono spesso strappate e le storie si interrompono bruscamente o sul più bello. Ho cominciato cento romanzi e mille racconti. Ogni storia che inizia non finisce più. Continua sempre anche dopo l'ultima pagina, nella nostra vita. In ogni altra nostra stanza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

"E adesso dimmi cosa vedi tu qua dentro", prosegue il custode.
Lei ora è davvero smarrita e teme di non riuscire più a seguire: "Qua dentro dove, se siamo all'aperto?"
"Tu continui ad arrestare il pensiero davanti alla prima apparenza", insiste lui.
Le ci vogliono alcuni lunghi istanti di meditazione prima di arrivare a proferir parola. Alla fine tenta una possibile interpretazione: "Qui vedo un luogo i cui confini si identificano con il limitare dell'orizzonte, un luogo che è finito e al contempo infinito, da qualunque prospettiva lo si guardi. In alto vedo un cielo azzurro con le nuvole, ai lati tutt'intorno vedo prati, alberi, case, palazzi, persone e cose del mondo. In terra vedo testi e pagine sciolte sparse ovunque, fogli scritti, libri aperti perché mai conclusi".
"Bene. Cosa intendi per luogo finito e infinito al tempo stesso?", domanda lui curioso.
"Intendo una stanza che rappresenta il confine sottile che esiste tra arte e vita. Una stanza in cui è visibile sia il dentro che il fuori. Il dentro di questa stanza è rappresentato dall'Arte. L'arte è il dentro perché nasce dall'interno dell'uomo, quale riflesso dell'animo umano. Essa è al contempo finita, realizzandosi in un'opera, e infinita, per le tante forme in cui può manifestarsi, per il suo essere spesso incompiuta e, quando compiuta, per il suo potere di trasferimento, proseguendo nei suoi effetti moltiplicatori che pervadono l'artista e tutti coloro che beneficiano dell'opera. Il fuori di questa stanza invece è la Vita. La vita è il fuori perché circonda l'uomo. Essa è tutto ciò che succede, a prescindere dall'arte e da qualsivoglia altro tentativo umano di descriverla, schizzarla o fissarla in qualche forma. La vita è anch'essa al contempo finita, essendone il termine certo, e infinita, per l'illimitata varietà di fenomeni che accadono e soprattutto per la possibilità dell'uomo di intervenire su di essa con qualche facoltà, facendole intraprendere infinite strade e dandole sconfinate forme. Quindi arte e vita, pur nella loro diversità, hanno queste due caratteristiche in comune: la finitezza e l'infinitezza, che sono anche le due peculiarità di questa stanza. Dove finisce il dentro incomincia il fuori, e viceversa. Tra arte e vita c'è un confine sottile".
L'uomo però non ha finito le sue domande in questa stanza, ne manca una: "E le nuvole?"
"Le nuvole fanno parte della vita e rendono precario il cielo sereno. Per quella che è la mia esperienza, le vedo sopra di me ogni giorno e mi ci imbatto in ogni dove. Insomma, anche le nuvole sono infinite. Ma nella nostra vita c'è una possibilità per renderle anche finite, che è quella di concentrarci su un'altra accezione di nuvole, accezione che le presenta capaci di trasportarci in cielo".